La farina, la carne, il latte ha una scadenza ben precisa, adesso anche la cronaca online ha la sua scadenza, alla luce della recente sentenza della Cassazione n. 13161 del 24 giugno 2016.
La Suprema Corte ha infatti esteso il diritto all’oblio (right to be forgotten) cioè il diritto ad essere dimenticati, ovvero la possibilità che il nostro passato non ritorni a galla con una ricerca online anche dopo svariati anni.
La Cassazione ha stabilito che un articolo di cronaca pubblicato su un un giornale online locale (Primadanoi.it) che racconta di un accoltellamento in un ristorante, dovesse essere cancellato dall’archivio digitale perché pur essendo corretto, raccontando la verità e non travalicando i limiti di legge, aveva prodotto un danno ai ricorrenti, cioè i soggetti attivi della vicenda di cronaca giudiziaria. La facil
e accessibilità e consultabilità dell’articolo giornalistico, molto più dei quotidiani cartacei tenuto conto dell’ampia diffusione locale del giornale online, consente di ritenere che dalla data di pubblicazione fino a quella della diffida stragiudiziale sia trascorso sufficiente tempo perché le notizie divulgate con lo stesso potessero soddisfare gli interessi pubblici sottesi al diritto di cronaca giornalistica, e che quindi, almeno dalla data di ricezione della diffida, il trattamento di quei dati non poteva più avvenire. La “scadenza” del diritto di cronaca, nella vicenda in questione, è stata fissata dai Giudici in due anni e mezzo (il tempo intercorso tra la pubblicazione dell’articolo e il ricevimento della diffida da parte dei proprietari del ristorante).
(sentenza 13161 del 24 giugno 2016 – Presidente Salvatore Di Palma, relatore Maria Cristina Giancola).
Con la sentenza c’è da pensare se è già stato raggiunto l’ottimo equilibrio fra diritto all’oblio, diritto di cronaca e privacy o c’è ancora tanta strada da percorrere per il giusto interesse del singolo e della collettività.