Il 9 febbraio 2018 l’informatico fiorentino Francesco Firano (il suo soprannome è “The Bomber”), fondatore e amministratore della piattaforma online di scambio di criptovalute denominata BitGrail S.r.l., denunciò la sparizione di 17 milioni di nanovalute (XRB), per un controvalore di oltre 120 milioni di euro, dalla piattaforma di scambio italiana utilizzata da 220 mila utenti. Secondo Firano il furto informatico è dovuto ha causa di un attacco di hackers, che aveva provocato la scomparsa dell’80 per cento dei Nano presenti nella piattaforma.
“The Bomber” accusava la mancanza dei fondi gli sviluppatori di criptovaluta Nano, sostenendo che l’errore era con il protocollo Nano e non con BitGrail. La Nano Foundation, tuttavia, dichiarava che “tutte le prove affidabili” indicano che un bug nel software di scambio di BitGrail è responsabile per l’exploit e che il protocollo della criptovaluta è sicuro.
Firano ha tentato di riprendere le operazioni di BitGrail il 2 maggio, ma è stato costretto a chiudere la piattaforma solo tre ore più tardi, dopo che un giudice del Tribunale di Firenze ha inibito la sua operatività dando seguito alla richiesta di sospensione cautelare da parte di uno studio legale. Lo stesso studio Legale che ha ricevuto il mandato di svariati utenti creditori di BitGrail che tentano di recuperare i fondi dello scambio incolpato.
Lo studio legale ha effettivamente presentato una petizione per far sì che lo scambio rimanga offline, istituendo procedure fallimentari che il Tribunale di Firenze ha recentemente concordato.
Il 17 maggio 2018, il Tribunale di Firenze ha accolto integralmente un ordine preliminare che esclude lo scambio, la ripresa delle operazioni e i servizi di trading ai clienti. Sempre il tribunale ha anche sequestrato i rimanenti beni della società e nominato un amministratore speciale per supervisionarli.
Non è ancora chiaro dove risieda la responsabilità: probabile mancata sicurezza informatica dell’exchange o un problema con la blockchain di Nano.